I predoni
dell'acqua perduta
Lillo Miceli
Un altro laghetto artificiale è stato
scoperto lungo l'acquedotto della «dissalata»,
Gela-Licata-Aragona. Pare che abbia una capienza di quasi 10
mila metri cubi d'acqua. Farebbe parte di un reticolo di
laghetti collinari posti in luoghi dove non vi sono né,
torrenti, né fiumi, né sorgenti. Né si tratterebbe di «opere»
nate negli ultimi mesi a causa della persistente siccità.
Questi laghetti, grosso modo, risalirebbero ad una decina di
anni. A nessuno mai è venuta la curiosità di verificare come
mai, nonostante la scarsezza di precipitazioni, fossero sempre
pieni. E chissà quanti ve ne sono ancora da scoprire in tutto
il territorio siciliano.
Perché i furti d'acqua non sono certo un fenomeno provocato
dalla siccità. Anche quando acqua ce n'è stata a sufficienza,
gli acquedotti sono stati sempre saccheggiati. Ogni tanto
veniva scoperto qualche allacciamento abusivo e si pensava di
avere risolto il problema. La situazione è venuta a galla in
tutta la sua drammaticità solo dopo la ferma richiesta, ai
Prefetti, del presidente della Regione e commissario per
l'emergenza idrica, Totò Cuffaro, di mettere sotto controllo
dighe ed acquedotti. In circa due settimane, i furti d'acqua
scoperti si contano a decine. Sono stati trovati laghetti
artificiali che venivano regolarmente alimentati con acqua che
avrebbe dovuto approvvigionare le città e che, invece, finiva
nelle campagne, magari venduta a caro prezzo. Forse, fra
qualche giorno scopriremo che qualcuno di questi laghetti è
stato realizzato con i contributi in conto capitale stanziati
dalla Regione in favore dell'agricoltura.
E sarebbero in pochi a stupirsene. Ormai ci si è abituati a
tutto. E' davvero incredibile che nessuno sia stato mai
incuriosito dai laghetti di contrada Canticaglione, nei pressi
di Licata. Una colpevole distrazione, oppure una scelta
consapevole per non compromettere il lavoro di centinaia di
serricoltori? In ogni caso, è stata tollerata un'illegalità.
Peraltro, è bene ricordare che ogni metro cubo d'acqua
dissalata ha un costo piuttosto elevato, quasi un euro. Nello
stesso tempo è stata sottratta acqua a città che sono
conosciute nel mondo più per la sete che per le loro
incomparabili bellezze artistiche.
L'acquedotto della «dissalata» Gela-Licata-Aragona, nella sua
breve vita, è stato sempre sul banco degli imputati per le
continue falle che in esso si sono verificate, attribuendone
la responsabilità a carenze tecniche. E' stato questo uno dei
motivi che ha indotto a riprogettarne il rifacimento con le
procedure della Protezione civile. E della vecchia condotta
che ne sarà? L'ingegnere Tuccio D'Urso, vice commissario
straordinario dell'Eas, un'idea ce l'ha: «Si può utilizzare
per trasportarvi le acque reflue depurate dai depuratori di
Gela e Licata». Un'acqua che potrebbe essere utilizzata nelle
serre dove ne bastano piccoli quantità per produrre grande
ricchezza (i primaticci).
Intanto, le forze dell'ordine farebbero bene ad intensificare
i controlli lungo tutti i 1.400 chilometri di grandi
acquedotti che attraversano il territorio siciliano. La lunga
catena di furti d'acqua già scoperta, certamente si
allungherà.
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