SI COMINCIA A DUBITARE
DELL'EFFICACIA DELL'APPARECCHIO ENTRATO IN FUNZIONE
NELL'APRILE 2001
De Luca non è stato il primo a sfuggire al
controllo del trasmettitore elettronico
Antonino De Luca non è il primo evaso da...braccialetto
elettronico. Da quando, nell'aprile del 2001, il sistema
elettronico di controllo a distanza dei detenuti agli
arresti domiciliari è entrato in funzione in via
sperimentale per ridurre il numero degli uomini delle
forze di polizia predisposti ai controlli, non sono
mancate le evasioni. La più clamorosa è proprio la prima.
Due mesi dopo che il ministero dell'Interno aveva messo a
disposizione delle procure di 5 città (Roma, Milano,
Napoli, Catania e Torino) 350 bracciali, il peruviano
Cesar Agusto Albirena Tena, 34 anni, fa perdere le sue
tracce. Proprio lui che, per stare con la sua famiglia,
aveva accettato di essere il primo ad indossare il
braccialetto («E' umiliante, ma sono disposto ad essere
umiliato», aveva detto). Da allora ci sono state almeno
altre due fughe, finite però con l'arresto degli evasi: un
napoletano di 27 anni che dopo essersi tolto il
braccialetto se ne andava in giro con una patente di guida
rubata e contraffatta e un altro napoletano di 32 anni
arrestato per rapina aggravata e lesioni. Il controllo a
distanza avviene con questo strumento che impropriamente
viene chiamato braccialetto. Si mette infatti alla
caviglia, è fatto di materiale ipoallergico, munito di un
cinturino a prova di manomissione e non pesa troppo. Come
prescrivono le norme tecniche, “braccialetto” è il
trasmettitore, cioè la componente mobile del dispositivo
di controllo che non può essere tolta durante l' intero
periodo della misura cautelare. Qualsiasi tentativo di
manomissione è subito registrato generando allarmi
irreversibili subito trasmessi alla centrale operativa. Il
braccialetto-trasmettitore è collegato con un ricevitore
che capta gli impulsi del braccialetto e li trasmette al
sistema informatico centrale installato presso la sala
operativa. Il «colloquio» tra i due apparecchi deve
avvenire su una banda di frequenza protetta per evitare
ogni «intercettazione». Ci devono anche essere garanzie
contro possibili tentativi di effrazione, come le false
autentificazioni che permettono di emulare il braccialetto
applicato. Una linea telefonica assicura il collegamento
con il sistema informatico centrale che sorveglia tutti i
dispositivi di controllo installati sul suo territorio di
competenza. Deve essere anche assicurata la privacy del
detenuto agli arresti domiciliari. Il comando di polizia
conserva infatti i dati sugli allarmi o sugli eventi che
dimostrano l'inosservanza delle prescrizioni, mentre
cancella periodicamente gli altri dati. Intanto la fuga di
Antonino De Luca ha riaperto la discussione sull'efficacia
del sistema di controllo basato sul braccialetto
elettronico. Il trasmettitore ha segnalato l'uscita dal
raggio d'azione della centralina ricevente ieri l'latro
sera alle 18,47. Era tarato in base alla dimensione della
stanza: il locale in cui era ricoverato, da solo, De Luca,
aveva infatti un bagno interno e se i sanitari spostavano
il degente per qualche esame, contattavano un operatore
della polizia comunicando un numero di matricola
prestabilito e avvisavano che sarebbe giunto alla Centrale
un “falso allarme”. In condizioni normali, invece, cioè in
caso di evasione, come ieri l'altro sera, il braccialetto
in dotazione a De Luca era predisposto per inviare il
segnale d' allarme 200 secondi dopo l'uscita dal raggio
d'azione. E così è stato. Due minuti più tardi è giunta la
prima “volante” della polizia, ma l'uomo era già riuscito
a dileguarsi.
Irreperibile
l'ergastolano evaso dall'ospedale milanese
Non si trova l'evaso col
braccialetto
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