Inutili le
ricerche in Lombardia e in Sicilia del detenuto fuggito sabato
dall'ospedale Sacco
Non si trova l'evaso col
braccialetto
L'ergastolano messinese
ha lasciato la stanza con una valigia e un parente
Sparito il congegno. I medici: «De Luca ha l'Aids ma non è in pericolo
di vita

MILANO – L'ergastolano messinese fuggito sabato sera da una stanza
dell'ospedale milanese Sacco, dove era ricoverato agli arresti, tenuto
sotto controllo da un braccialetto elettronico, è tuttora
irreperibile. Le ricerche scattate a Milano due minuti dopo la sua
fuga per ora non hanno dato alcun esito. Altrettanto negative quelle
condotte a Messina e dintorni.
Antonino De Luca, 39 anni, pluripregiudicato, è considerato dagli
investigatori un personaggio pericoloso. E' ritenuto organico a Cosa
Nostra ed è stato anche sottoposto, in passato, al «41 bis», il regime
carcerario duro. De Luca ha fatto parte, secondo gli inquirenti, del
clan Sparacio. L'ultima ordinanza di custodia cautelare gli era stata
notificata nel gennaio del 2000 nell'ambito dell'operazione «Omero»,
che riguardava i presunti esecutori dei delitti di Domenico Randazzo e
di Antonino Russo.
De Luca, che era stato trasferito all'ospedale Sacco perchè malato di
Aids il 7 giugno scorso, era stato sottoposto al controllo elettronico
dal giorno successivo. Già in passato era stato ricoverato al Sacco ed
aveva già messo in atto un'evasione da una struttura sanitaria, il 29
gennaio 2000, quando era fuggito dal Policlinico di Messina: poco
tempo dopo, però, era trovato dai carabinieri e arrestato.
A disporre il suo ricovero presso l'ospedale milanese è stato
l'Ufficio esecuzioni pene del Tribunale di Messina, il 21 maggio
scorso, con un'ordinanza firmata dal dott.Pietro Maria Vaccara.
Secondo gli accertamenti svolti, l'allarme è scattato alle 18.47 di
sabato: una decina di minuti prima un'infermiera, Annamaria S., 38
anni, gli aveva servito la cena e lo aveva visto a letto, in compagnia
di un parente, un giovane di cui non è nota l'identità, ma che è
sparito dalla stanza in concomitanza con la fuga dell'ergastolano.
L'uomo ha lasciato nella camera 1 del padiglione 56 del Reparto
infettivi, dove si trovava, al secondo piano, le stampelle con cui
camminava. Secondo le indicazioni dei medici, riferite alla polizia, è
in grado di camminare anche senza stampelle, e non sarebbe, nonostante
la gravità della sua malattia, in imminente pericolo di vita. Nei
giorni precedenti De Luca aveva ricevuto svariate visite di parenti ed
amici anche fuori dall'orario di visita.
L'evaso si è vestito di tutto punto e ha portato via anche alcuni
effetti personali, con una valigia. Il braccialetto elettronico che
aveva alla caviglia non è stato trovato.
Giovanni Tinebra, direttore del Dipartimento dell'amministrazione
penitenziaria (Dap), non ha voluto esprimere «giudizi avventati» sulla
fuga di De Luca.
«Bisogna capire cos'è che non è andato e poi ragionarci su. Sabato il
braccialetto ha dato l'allarme. Resta ora da verificare cosa non ha
funzionato. Ho troppe poche notizie - ha detto - per potermi
avventurare in interpretazioni che potrebbero essere smentire dai
fatti».
Ad oltre un anno dall'avvio della sperimentazione del braccialetto,
nato per iniziativa dell'allora ministro dell'Interno, Enzo Bianco,
con l'intento di ridurre gli uomini delle forze di polizia assegnati
al controllo dei detenuti agli arresti domiciliari, Tinebra è però
convinto che, in casi di «notevole pericolo», il braccialetto sia da
evitare. «Ma questa - precisa - è una valutazione che spetta
esclusivamente al magistrato di sorveglianza».
Alla domanda su come la pensasse prima che il braccialetto elettronico
entrasse in vigore, il direttore del Dap ha risposto: «Ero cautamente
ottimista. Per me era una buona idea. Ma come tutte le buone idee
bisogna aspettare di tradurla in realtà per poterla valutare».
A. A.
Si comincia a
dubitare dell'efficacia dell'apparecchio entrato in funzione
nell'aprile 2001
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