Veleni e bimbi malformati
A Roma si è parlato dell'emergenza Priolo
ROMA -
Un quadro completo della situazione delle aree a rischio e dei siti
contaminati ed una serie di proposte per uscire dall'emergenza sono
state presentate ieri a Roma, nel corso di una conferenza stampa che
ha visto la partecipazione del ministro dell'Ambiente Altero
Matteoli, del presidente nazionale di Legambiente Ermete Realacci e
del direttore del Centro Europeo Ambiente e Salute dell'Oms
(Organizzazione mondiale della sanità) Roberto Bertolini. In
particolare, su iniziativa di Enzo Parisi, della segreteria
regionale di «Legambiente Sicilia», è stato affrontato il problema
relativo all'alta percentualità delle malformazioni congenite che si
sono registrate nel triangolo industriale Priolo-Augusta-Melilli.
Infatti, l'allarme nel territorio del polo petrolchimico di Priolo è
dato dall'alta presenza di nascite di bambini che presentano
malformazioni congenite.
In quest'ultimo decennio, dal 1990 al 2000, la percentuale è stata
sempre in crescendo e proprio nell'anno 2000 si è avuto un picco di
malformazioni congenite nei bambini nati in questo «triangolo» che è
stato del 5,6%, rispetto all'1,54% della media nazionale. Nell'anno
2001, il dato elaborato proprio nei giorni scorsi dall'ospedale
civile di Augusta, è del 3,5%, in ribasso ma sempre alto rispetto a
quello della soglia d'allarme stabilita dall'Oms che è del 2%. In
particolare, risulta che queste malformazioni congenite riguardano
le cardiopatie (235 per mille, contro il 196 per mille dell'intera
provincia siracusana) e l'apparato urinario (59 per mille, contro il
45 per mille). Sempre, in questo territorio industriale, risulta un
eccesso anche per quanto riguarda le malformazioni genitali, come l'ipospadia,
che nell'ultimo decennio ha interessato il 132 per mille, contro un
79 per mille nella Sicilia orintale.
«Si tratta - ha detto il ministro Matteoli - di dati spaventosi che
pone in primo piano il problema della bonifica di questi siti, dove
per decenni si sono accumulati veleni. Per risanare queste aree è
necessario un significativo apporto di fondi da parte di chi ha
inquinato. Penso che molte bonifiche, soprattutto in aree di grande
pregio come Augusta e Priolo, possono essere finanziate con il
plusvalore che una utilizzazione turistica intelligente può
attribuire loro.
Un percorso che veda l'intervento di capitali privati nel settore,
sotto stretto controllo pubblico, è allo studio dei miei uffici. Ma
è necessario pensare al futuro: il ministero sta valutando l'ipotesi
che l'intero pacchetto di autorizzazioni necessarie all'inizio di
un'attività industriale a rischio sia subordinata a forme di
fideiussione a favore dello Stato». Inoltre è stato affrontato anche
il problema relativo alla mortalità elevata nelle 15 aree
industriale a rischio che si trovano in tutta l'Italia, e quindi
anche in quella del petrolchimico di Priolo. «Lo studio che abbiamo
realizzato per il ministero dell'Ambiente - ha affermato Roberto
Bertolini dell'Oms - illustra una situazione preoccupante. Ed è
assai allarmante, nllo stesso tempo, la ragionevole certezza che
anche oggi si registrano percentuali analoghe di mortalità vista la
durata del periodo di incubazione nell'organismo umano delle
malattie causa di decessi aggiuntivi e della persistenza
nell'ambiente delle sostanze inquinanti. Esiste, pertanto, un
problema di sanità pubblica nelle aree a rischio che impone
interventi di risanamento ambientale e programmi di monitoraggio
sanitario per la popolazione affetta». A questo punto si è avuto
l'intervento del presidente nazionale di Legambiente Ermete Realacci,
il quale ha evidenziato che occorre chiudere questa «stagione dei
veleni», creando le premesse per avere certezze economiche per la
bonifica ed il recupero dei siti, altrimenti nel triangolo
industriale del petrolchimico di Priolo nasceranno sempre bambini
malformati e si continuerà a morire di tumore, soprattutto alla
pleura. «I dati dell'Oms - ha affermato, tra l'altro, Realacci -
confermano ancora una volta la gravità e l'urgenza di risolvere una
situazione che da lungo tempo colpisce tragicamente le persone e il
territorio. La nostra proposta è allora quella di poter contare su
una nuova normativa, che sia un adattamento italiano dell'americano
«Sperfund», ossia dell'insieme di norme che fissano le
responsabilità delle imprese in caso di contaminazione ambientale,
definiscano le procedure per la valutazione del rischio, individuano
una lista di priorità negli interventi di bonifica».
Paolo Mangiafico
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