PRIOLO -
Vittorio Mincato amministratore delegato del gruppo sarà riconfermato
Stop alla trattativa
Eni-Sabic
L'interesse libico in
altri settori dell'economia

PRIOLO - Congelata la
trattativa fra l'Eni e la saudita Sabic per la cessione della linea
etilene-polietilene. Tanti segnali confermano questo «congelamento». E
si riparla di interesse libico in questo come in altri settori della
economia italiana. In casa Eni si parla di prudente attesa,
conseguente anche alla scadenza del mandato di Vittorio Mincato nella
carica di amministratore delegato del gruppo. Ma questa pare una
circostanza tutt'altro che effettivamente capace di provocare il
congelcmento di una trattativa fino a poco tempo fa voluta e curata.
Anche perché, proprio in questi giorni, lo stesso Mincato si era
occupato personalmente dell'acquisizione della britannica Enterprise
Oil, sulla quale peraltro è arrivata l'Opa amichevole della Shell che
ha fatto dire a Mincato: «il prezzo a questo punto diventa troppo
alto».
D'altra parte si sa che Mincato riotterrà il suo incarico di
amministratore delegato del gruppo Eni, anzi uscirà rafforzato da
questa conferma. Il fatto è che la frenata viene da casa Sabic. E
stavolta non per una sola circostanza, come sembrò quando il
presidente del Consiglio Berlusconi, in visita in Arabia Saudita,
confermò l'avallo politico alla trattativa ma lasciò andare anche una
battuta sulla preferenza del Governo per il mantenimento del 51 per
cento in casa Eni. Non fu un momento felice nemmeno quello per il
fatto che Sabic aveva a lungo insistito per avere il 51 per cento, ed
Eni aveva ceduto su questo punto. C'è, da una parte, l'accelerazione
della trattativa parallela aperta da Sabic con la olandese Dsm per
l'acquisizione delle linee, anche lì, di etilene e derivati.
Si era detto, all'inizio, che l'acquisizione in Olanda sarebbe stata
per Sabic aggiuntiva a quella in Italia. Ma non va trascurato il fatto
che le produzioni della Dsm coprono una quota del 12 per cento dei
mercati europei di polietilene e polipropilene. Proprio in questi
giorni la trattativa d'Olanda, che era parsa procedere lentamente, è
stata invece accelerata. E fonti olandesi ne hanno preannunciato la
conclusione entro aprile. Contemporaneamente, d'altra parte, la Sabic
ha chiesto all'Eni più tempo dicendo di volere rielaborare il business
plan per la trattativa italiana. E questa frenata è giunta poco dopo i
fatti di Gela, dove ci sono impianti coinvolti nel business Eni-Sabic
ma coinvolti anche nel recente sequestro giudiziario. C'è infine il
peso del rosso in bilancio accusato, non solo da Enichem ma anche da
Polimeri Europa, a fine 2001.
Anche se sul rosso di Polimeri, con una perdita operativa di 83
milioni di euro, ha inciso soprattutto la diminuzione del 7,4 per
cento nelle vendite determinata essenzialmente dalla congiuntura
internazionale della diffusa contrazione della domanda. Ed è tutta la
Nuova Polimeri oggetto della trattativa con Sabic. C'è dunque un
mosaico di cause e concause che ha finito per frenare la trattativa
Eni-Sabic. E a questo punto quel che prima sembrava una iattura (la
cessione della chimica italiana ai sauditi) finisce ora per apparire
come una soluzione che si allontana, almeno per ora, per il problema
chimica. Resta aperto il discorso libico, che si va muovendo sempre a
fisarmonica aprendosi e chiudendosi ciclicamente. A rilanciarlo non
sono stati soltanto il ritorno in Fiat da parte della libica Lafico (Libyan
Arab Foreign Investment Company), braccio finanziario di Gheddafi, e
vari movimenti interbancari ma soprattutto l'intervento dello stesso
Mincato il quale ha richiamato l'attenzione sulla importanza del
gasdotto Melitah-Sicilia, che dal 2004 dovrà portare dalla Libia otto
miliardi di metri cubi di metano.
Salvatore Maiorca
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