Guerra di cifre sulla partecipazione agli scioperi per
l'articolo 18
La Cgil: adesione massiccia Ma la Cisl la giudica un flop
PALERMO – «E' stato un successo, con una media di adesione
dell' 80%». «Un vero e proprio flop: non sono riusciti a
superare il 10%». È «guerra» di cifre in Sicilia tra Cgil
e Cisl sull' adesione dei lavoratori alla protesta contro
la modifica dell' articolo 18. Secondo la Cgil l' adesione
all' iniziativa è stata «massiccia» soprattutto a Catania
dove «si è registrata una media dell' 80% di adesioni, ed
in alcune aziende del 100%, con partecipazione di iscritti
ad altri sindacati». Replica la Cisl: «quelle cifre sono
un' esercizio di fantasia di chi ha il problema di far
passare una falsa verita». Secondo Franco Cantafia,
segretario della Camera del Lavoro di Palermo, «lo
sciopero nel settore privato è andato molto bene, con
punte molto alte tra i metalmeccanici e nell' industria
alimentare». Ammette però che ci sono «dati al di sotto
delle nostre aspettative nel pubblico impiego dove –
precisa – la nostra presenza non è elevata». «Molti
lavoratori della Cisl e della Uil – sottolinea Cantafia –
hanno però aderito nel settore industriale». Le cifre
diffuse dalla Cgil siciliana non sono condivise dalla Cisl
che vuole, dice, «rendere omaggio alla alla realtà dei
fatti». «Perchè il dato vero – rileva Paolo Mezzio, leader
regionale Cisl – è che dello sciopero Cgil oggi non se ne
è accorto nessuno». Così a Palermo, dove, secondo la Cisl,
sono stati appena in 300 a partecipare al comizio. E
sempre a Palermo, sostiene il segretario provinciale Cisl,
Giuseppe Lupo, hanno scioperato in 12 lavoratori su 250
alla Prefettura; in 54 su 800 all' Amap; in 80 su 340 all'Amg;
in 6 complessivamente, sui 500 dipendenti degli Ospedali
Cervello e Ingrassia. «E la lista – sottolinea – potrebbe
continuare. Ad esempio coi dati della Fiat di Termini,
dove si sono dichiarati in sciopero appena 104 lavoratori
su 1.450 (il 4,2%)». A Messina, fa sapere il numero uno
della Cisl peloritana, Maurizio Bernava, si sarebbe
toccata la media provinciale complessivamente più bassa in
Sicilia: il 2% di adesioni. Mentre a Siracusa, per la Cisl,
la soglia toccata è del 5%. Contrasti su adesione e cifre
anche a Catania. Ma nel capuologo etneo la diversità sulle
cifre vede contrapposti anche la Cgil e la Digos: per il
sindacato al corteo di protesta in via Etnea avrebbero
partecipato almeno 4 mila persone, contro una stima di
circa duemila che arriva dalla Questura. Questi i dati
dell' adesione allo sciopero nelle aziende catanesi
secondo la Cgil a Catania, il più importante polo
industriale e commerciale della Sicilia. Settore
metalmeccanico: media di partecipazione allo sciopero 80%,
con partecipazione totale alle “Acciaeria Sicilia”
(compresi lavoratori Cisl e Uil). Settore commercio: media
del 60%, con partecipazione totale alla “Maya” (società di
mezzi movimento terra). Settore edile: media dell' 80% con
punte più alte (circa 90%) alla “Cmc”, alla “Ferreri” ed
alla “Ital Slipes”. Settore alimentare: media del 70% con
punte del 100% (Coca Cola e Latte Sole). Settore pubblico
impiego: media del 40%. Settore agricolo: media 60%.
Secondo il segretario provinciale della Cgil, Franco
Garufi, «lo sciopero di quattro ore a Catania è riuscito e
sono stati centinaia i lavoratori tesserati con Cisl e Uil
che, nonostante la posizione dei loro segretari nazionali,
hanno abbracciato la nostra battaglia». I dati forniti
dalla Cgil di Catania sono contestati dalla Cisl che
valuta l' iniziativa come «un vero e proprio flop». «Al
corteo e al comizio – ha osservato il segretario
provinciale Salvatore Leotta – la massa imponente delle
forze di polizia faceva sbiadire la partecipazione di
pochissime centinaia di lavoratori, rimarcando in modo
inequivoco che anche gli stessi iscritti alla Cgil si sono
astenuti dall' astenersi». Secondo la Cisl, inoltre, «i
numeri della quasi totalità delle aziende parlano di un'
adesione allo sciopero che quasi mai supera il 10 %».
Leotta ha definito «scadente il risultato della
mobilitazione della Cgil» ed ha espresso «amarezza per l'
inaccettabile posizione tutta “politica” assunta da
Cofferati».
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