Ospedale declassato, il sindacato medici Cimo Asmd
chiede che i responsabili di tale risultato siano rimossi
Il declassamento dell'ospedale provinciale “Umberto I” dalla
fascia C alla fascia D, che vorrà dire tra le altre cose meno
fondi da poter investire, continua a fare discutere. Il
sindacato dei medici Cimo Asmd chiede la testa di chi ha
sbagliato, di chi, con le sue scelte, ha determinato questo
risultato: «Bisogna fare un'analisi seria e democraticamente
controllabile delle cause della “retrocessione” e poi rimuovere
quanti di questo sfacelo saranno riconosciuti responsabili». Il
Cimo Asmd difende il personale dell'ospedale, affermando che ci
sono medici, infermieri, ostetriche e altre categorie
professionali che qualsiasi struttura pubblica o privata ci
terrebbe ad avere con sè. «Ma oggi – aggiunge, lanciando un
forte denuncia – sono per lo più demotivati, messi in condizione
di non potere operare o di farlo in condizioni stressanti a
causa di turni gestiti in maniera scorretta, spesso privi degli
strumenti minimi indispensabili o con presidi o tecnologie
magari più che buone ma non adatte al compito per il quale sono
utilizzate. Alcuni di essi arrivano a essere vittime di mobbing
solo perché segnalano errori e irregolarità gestionali». Il
sindacato Cimo Asmd punta il dito contro la precedente gestione
dell'Umberto I, a suo giudizio «caratterizzata da arroganza e
utilizzo delle risorse disponibili per fini che, come già allora
preannunciammo, avrebbero poi portato irrimediabilmente a
raccogliere i frutti per i quali oggi molti di con loro che si
stracciano le vesti paventando inesistenti persecuzioni». Sulla
vicenda torna a intervenire la segreteria territoriale della
Federazione sindacati indipendenti. Il coordinatore provinciale
Giuseppe Alicata punta l'attenzione sull'ospedale di Avola, l'unicoi
della provincia che si è mantenuto in fascia C. «È un risultato
figlio di un lavoro che appartiere alla gestione dell'Azienda
sanitaria locale da parte dell'ingegner Paolo Dicembre, che ha
potenziato attività come ortopedia e oncologia che a fronte di
costi tutto sommati risibili, ha conseguito notevoli introiti».
Ma, si chiede Giuseppe Alicata, le scelte che oggi si stano
facendo, alla luce dei nuovi criteri di valutazione
dell'attività delle strutture sanitarie, sono quelle giuste?
«Non si vuole fare l'avvocato del diavolo – afferma - ma solo
segnalare che non tutto va bene, come chiunque può constatare
leggendo in questi giorni quanto scrivono i giornali sulla
situazione degli ospedali di Avola e Noto». Sempre sul fronte
sindacale, si registra l'intervento del segretario provinciale
generale della Cisl Enzo Scatà, il quale invita a un esame
approfondito sulle cause che hanno determinato il declassamento
dell'ospedale, ma nello stesso auspica da parte della Regione
una verifica dei dati che hanno determinato la retrocessione.
Secondo Scatà i parlamentari siracusani non possono restare a
guardare. «Bisogna aprire una vertenza con l'assessorato
regionale alla Sanità. Il declassamento è sicuramente immeritato
e non può essere giustificato da presunti valori qualitativi e
amministrativi. Unità come quelle di Rianimazione, Nefrologia,
Dialisi, Ginecologia, Oculistica sono mèta di riferimento anche
da altri centri della regione».
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