Per gli investigatori fu Umberto Piantini,
esponente di spicco del clan Santa Panagia, a dare
l'ordine
Omicidio Barbieri, il mandante è un detenuto
Santino Calisti
Dopo gli organizzatori e gli esecutori materiali,
anche il presunto mandante dell'omicidio del diciottenne Gaetano
Barbieri, avvenuto la sera del primo del mese in via Immordini,
nel quartiere di Santa Panagia, ha un volto e un nome. Sono un
volto e un nome parecchio noti agli investigatori, quelli di
Umberto Piantini, esponente di spicco della cosca Santa Pangia, in
particolare di quel gruppo direttamente collegato al boss di
Lentini Sebastiano Nardo, del quale faceva parte, e ne era anche
il punto di riferimento, Antonio Dell'Arte, che da circa un anno è
diventato un collaboratore di giustizia. Piantini ha avuto
notificato il provvedimento di cattura spiccato su richiesta dei
magistrati della Procura antimafia, in carcere, dove è detenuto da
anni per tutta una serie di accuse che nel frattempo sono
diventate condanne, in qualche caso anche definitive. Come quella
per il tentato omicidio di Salvatore Greco, del quale è stato
riconosciuto colpevole nell'ambito del maxi processo Tauro. A suo
carico anche condanne per estorsione, ma non quella per la quale
agli inizi degli anni Novanta era balzato, assieme a Dell'Arte e
altri, agli onori della cronaca. Ci riferiamo alla estorsione di
cui sarebbe rimasto vittima Teddy Mollica, titolare della società
pubblicitaria “Ramona”, che qualche tempo dopo avere denunciato i
suoi presunti taglieggiatori venne ucciso. Nel processo per queste
vicende, infatti, fu assolto. Dal carcere, Piantini avrebbe dato
l'ordine di dare una lezione a Barbieri perché il giovane aveva
sforacchiato a colpi di pistola la saracinesca di un negozio il
cui proprietario pagherebbe il “pizzo” alla cosca. Perché Barbieri
abbia danneggiato quel negozio non sarebbe chiaro come si era
pensato inizialmente. L'ipotesi che volesse estorcere denaro al
commerciante è la più plausibile, ma gli inquirenti non forniscono
alcuna conferma a tal proposito. Contro Piantini ci sarebbero le
rivelazioni del nuovo pentito di mafia, che avrebbe fatto il suo
nome assieme a quello presunti organizzatori del delitto, Daniele
Aglianò, 37 anni, e Gaetano Zappulla, 26 anni, e dei due presunti
sicari, entrambi minorenni, uno di 17, l'altro di appena 16 anni.
Organizzatori ed esecutori dell'omicidio sono in carcere da un
paio di settimane. Con loro venne arrestato anche un altro
presunto esponente della cosca, Marco Grande, 24 anni, che però
risponde solo di un'estorsione. Anche di estorsione rispondono
invece i cinque accusati dell'omicidio Barbieri. Tre sono i casi
su cui hanno fatto luce gli agenti della squadra mobile e per due
di questi viene chiamato in causa, sempre come mandante, Umberto
Piantini. Sul collegamento con la cosca “Santa Panagia” del gruppo
di “emergenti” sgominato dopo l'uccisione di Gaetano Barbieri gli
investigatori non avrebbero dubbi. Rimane da capire, però, perché
dei “veterani” del clan era Piantini il punto di riferimento di
questi nuovi affiliati. Da capire resta anche il sistema con cui
Piantini avrebbe fatto arrivare fuori dal carcere i suoi ordini.
Dalle rivelazioni del pentito e anche da alcune conversazioni
telefoniche intercettate dagli agenti della Squadra Mobile,
emergerebbe che Piantini avrebbe ordinato solo di dare una lezione
a Barbieri, non di ucciderlo. Ma questo aspetto di importanza
certamente non secondaria, ci sarà tempo e modo di approfondirlo
nelle fasi successive del processo.
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