29 aprile 2002

DALLA PRIMA PAGINA

Eco-catastrofisti

Vi spiego l'inganno di Kyoto

di Antonio Martino

Ministro della Difesa

 

Vorrei tornare ad occuparmi di un tema già trattato su queste colonne (9 giugno 2001) alla luce di nuovi, importanti dati che rafforzano le tesi allora espresse: il riscaldamento globale («effetto serra») ed il protocollo di Kyoto. Com'è noto, questo accordo è basato sull'idea che, in conseguenza dell'uso di combustibili fossili (carbone, petrolio, metano, e gas naturale) per le attività umane (produzione, riscaldamento, trasporti), il diossido di carbonio contenuto nell'aria va aumentando. In conseguenza di ciò, a causa dell'assorbimento di raggi infrarossi, energia che si sarebbe dissolta nello spazio viene trattenuta vicino alla superficie terrestre, con conseguente aumento della temperatura. Da qui gli scenari catastrofici che ci vengono ammanniti a ritmo incalzante e la proposta dell'accordo di Kyoto di ridurre le emissioni di diossido di carbonio ad un livello del 5% inferiore a quello del 1990. L'accordo è voluto con grande determinazione dall'Europa, ma non è stato ratificato dagli Stati Uniti, dove il 26 luglio del 1997 il Senato ha così votato: 95 no contro 0 sì.
I dati scientifici smentiscono in modo inoppugnabile le tesi dei fautori dell'accordo. Anzitutto, è vero che nel XX secolo la temperatura media globale è aumentata di 0.5 gradi centigradi, ma è anche vero che ciò si è verificato soprattutto prima del 1940 ed in misura minore dopo il 1970. Fra il 1940 ed il 1970 la temperatura è andata diminuendo (il che ha indotto gli eco-catastrofisti a prevedere un'imminente glaciazione!). Ora, circa l'80% delle emissioni di diossido di carbonio connesse alle attività umane ha avuto luogo dopo il 1940 e non può, quindi, avere causato l'aumento della temperatura che si è verificato prima di quella data. Il riscaldamento, quindi, è stato causato soprattutto da cause naturali. Secondo un recente studio di Sallie Baliunas, un'astrofisica del Centro di Astrofisica dell'università di Harvard, le attività umane sono state responsabili al massimo di un aumento di 0,1 gradi centigradi. Quanto al futuro, ammesso che esista una tendenza all'aumento della temperatura (il che non è affatto certo), sarebbe compreso fra 0.04 gradi centigradi per decennio – una variazione insignificante e ben al disotto di quelle storicamente normali.
Se è dubbio che il problema esista, è invece certo che la soluzione produrrebbe vantaggi irrisori e conseguenze negative devastanti. Nei prossimi 50 anni, l'aumento medio della temperatura previsto dal gruppo intergovernativo di esperti delle Nazioni Unite senza l'applicazione del protocollo di Kyoto sarebbe pari a circa un grado centigrado; grazie all'applicazione dell'accordo, l'aumento sarebbe, invece, di 0,94 gradi. Il vantaggio di Kyoto, in altri termini, sarebbe pari a 0,06 gradi centigradi! E questa è la stima più favorevole all'accordo; secondo Fred Singer (il climatologo che ha inventato il metodo per misurare lo strato dell'ozono), l'impatto di Kyoto sarebbe di soli 0,02 gradi da qui al 2050 – una variazione talmente piccola da non essere percepita dagli strumenti!
Questi ridicoli vantaggi costerebbero moltissimo all'economia europea ed americana, che soffrirebbero una seria recessione: secondo uno studio richiamato in un recente articolo del Wall Street Journal, il reddito nazionale in Spagna, Germania ed Inghilterra diminuirebbe del 5% ed in Olanda del 3,8%. La perdita di posti di lavoro sarebbe di 1,8 milioni in Germania, di un milione in Inghilterra ed in Spagna, e di 240.000 in Olanda. L'aumento del prezzo dell'energia viene stimato fra il 10% ed il 20%, quello del gasolio da riscaldamento a quasi il 50%. In America, le stime del costo di un'eventuale applicazione dell'accordo di Kyoto lo collocano fra i 100 ed i 400 miliardi di dollari all'anno (fra 220 ed 880 mila miliardi di lire)!
In conclusione, le premesse su cui si basano i fautori di Kyoto sono perlomeno dubbie: è lungi dall'essere certo, infatti, che siamo in presenza di un aumento significativo della temperatura ed è ancor più dubbio che, ammesso che esista, sia dovuto alle attività umane. I responsabili dell'«effetto serra» infatti sono per il 95,5% di origine naturale e solo per il 4,5% connessi nell'attività umane. Il «rimedio» suggerito da Kyoto avrebbe conseguenze irrisorie, persino in presenza delle ipotesi più favorevoli: non va dimenticato, infatti, che dal rispetto dell'accordo sono esentati l'India, la Cina, il Messico e tutti i Paesi sottosviluppati, miliardi di persone il cui consumo di combustibili fossili è destinato ad aumentare significativamente nel prossimo futuro.
Infine, ma certamente non meno importante, l'applicazione dell'accordo significherebbe recessione globale e disoccupazione per milioni di lavoratori in Europa e Nord America, con una perdita di reddito colossale. Ha senso tutto questo?
Il caso di Kyoto non è, purtroppo, isolato. Le nostre libertà ed il nostro benessere sono oggi minacciati soprattutto da un nuovo nemico: la pseudo-scienza usata per promuovere politiche interventiste volte a rimediare a danni del tutto immaginari che le nostre attività procurerebbero all'ambiente. Sconfiggere gli eco-catastrofisti sarà, forse, più difficile di quanto sia stato sconfiggere i nemici della libertà del passato – comunismo e nazismo – perché per scoprire il vuoto che sta dietro alle loro argomentazioni è necessario un grado di informazione elevato. Ma dobbiamo farlo: è in gioco la nostra libertà ed il benessere nostro e di quanti verranno dopo di noi.
Antonio Martino

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Ambiente

Articolo tratto da: www.maccarrone.da.ru

 
 
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