Situazione
giudiziaria grottesca
Domiciliari
in... carcere
Non potrà di fatto usufruire il beneficio
degli arresti domiciliari che gli è stato concesso dal Giudice
delle indagini preliminari Stefania Scarlata, ma per Angelo
Messina e per il suo difensore, avvocato Giambattista Rizza,
l'attenuazione della misura coercitiva assume ugualmente una
certa rilevanza in vista della celebrazione del processo «Jureca»,
dove l'imputato e il suo legale daranno battaglia per
dimostrare l'infondatezza delle dichiarazioni accusatorie del
collaboratore di giustizia Gaetano Cassia.
Angelo Messina, 52 anni, aveva sin dal primo momento
contestato la chiamata in correità che gli aveva fatto il
collaborante, negando decisamente di averlo rifornito di
eroina. Aveva spiegato sia al Gip che ai giudici del Tribunale
del Riesame che mai e poi mai avrebbe intrattenuto affari di
lavoro con Gaetano Cassia, perchè era a tutti risaputo che
egli è il fratello di Concetto, il primo pentito di mafia
della provincia di Siracusa. Ma sinora la sua discolpa non
aveva sortito gli effetti sperati. Soltanto ieri mattina la
situazione è leggermente cambiata, con la decisione del Gip di
accogliere la richiesta dell'avvocato Giambattista, tesa ad
ottenere la revoca della misura coercitiva o, in subordine, il
beneficio degli arresti domiciliari.
Il provvedimento di attenuazione dello stato di custodia, non
potrà comunque essere usufruito da Messina, perchè egli sta
ancora espiando i sette anni di carcere che gli furono
inflitti dai giudici della Corte d'Appello di Catania per
detenzione e spaccio di sostanze nell'ambito del processo «Aracne»,
nel quale la gola profonda che l'aveva chiamato in causa era
Aldo Di Mari, ex trafficante di sostanze stupefacenti poi
passato a collaborare con la giustizia per poi rituffarsi
nell'illecita attività, tant'è che oggi è in carcere, privato
del programma di protezione e di tutti i benefici che lo Stato
gli aveva assicurato.
Il beneficio degli arresti domiciliari ha la sua importanza
per Angelo Messina, perchè da gennaio del prossimo anno finirà
di scontare la condanna inflittagli nel processo «Aracne» e,
nel caso in cui il processo «Jureca» dovesse andar male, cioè
con una sentenza di condanna, potrà lasciare il carcere.
Pino Guastella
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