Le accuse e
l'assoluzione. Dichiarazioni di Pippo Gianni
«Contro di me
solo calunnie»

Sono dieci anni che Pippo Gianni, oggi
parlamentare dell'Udc, si trova nell'occhio del ciclone,
coinvolto in inchieste giudiziarie, da sospetti di essere
stato complice in giri di tangenti provenienti da appalti, da
accuse, molto gravi, che arrivano da un «pentito» e che lo
indicherebbero come un mafioso di rango: un «padrino» capace
con un solo cenno del capo di decretare la morte di qualcuno.
«Solo fango e calunnie», questo il commento di Pippo Gianni
alle accuse che gli vengono addebitate. Fango e calunnie che,
però, per certi versi, Pippo Gianni, e questo è un rimprovero
che gli si può fare, si è cercato da solo, complice il suo
carattere aperto, bonario, benevolo, capace di dare ascolto,
senza alcuna destinzione, ad un delinquente della peggiore
specie come al più altolocato personaggio.
Un carattere bonario a cui, in certe occasioni, si contrappone
una espressione dello sguardo che incute paura a chi, magari,
non lo conosce a fondo. Non è certo, ma forse la maggior parte
dei suoi guai arrivano proprio da questo apparente
sdoppiamento della personalità che, invece, resta unica ed è
quella del «figlio del popolo» quale si considera egli stesso.
Un «figlio del popolo», fino a prova contraria, non potrà mai
essere un mafioso, perchè sa quali sono i sacrifici che un
padre di famiglia deve fare per mantenerlo agli studi, ed un
«figlio del popolo» sa che una volta coronati i suoi studi si
mette a disposizione della gente che ha bisogno. E così ha
fatto Pippo Gianni diventando medico, e la prima esperienza
l'ha fatta come sanitario del carcere di Augusta, pagando a
caro prezzo questa sua disponibilità verso i carcerati.
«Proprio quella mia disponibilità - dice Pippo Gianni - verso
quei ragazzi che vedevo soffrire rinchiusi dentro quattro
mura, è stata, forse, male interpetrata. Questa errata
interpetrazione, qualcuno dei politici ha cercato di
strumentalizzarla per farmi fuori, sicuramente qualcuno di
quelli che erano con me nella Dc, che magari mi stava vicino,
uno di quelli che si definiscono amici, ma capaci di darti una
stilettata appena gli volgi la schiena. Personaggi che esitono
ancora oggi nel sottobosco della politica. E questo lo devo
dire a malincuore, ma nella piena consapevolezza di come
stanno certe cose». Intanto, la conferma che qualcosa non è
andata per il verso giusto in questa vicenda giudiziaria in
cui è rimasto coinvolto Pippo Gianni arriva da un primo
indennizzo che ha ricevuto per «ingiusta detenzione», mentre,
sempre Pippo Gianni ha chiesto un indennizzo di due miliardi
delle vecchie lire al settimanale «Espresso» per un articolo
apparso di recente in cui si tracciava la personalità del
«mafioso» di Siracusa.
«Sono stanco - dice Pippo Gianni - di sopportare veleni
incredibili sputati letteralmente sulla mia persona. Non tanto
per me, ma per la mia famiglia, per mia madre che sta in un
angolo della casa, ormai, spossata da quanto legge sui
giornali, per mia moglie, per i miei figli, per i miei
parenti, che anche nella lontana America, dove ne risiedono
molti, continuano ad essere tempestati da notizie diffamatorie
e denigratorie nei miei confronti». Una vera e propria
sofferenza morale quella di Pippo Gianni che, come un
condottiero ferito negli affetti più cari, spara le sue verità
scagliandosi contro certi millantatori che hanno abusato di
chi fino ad oggi è stato troppo buono. Ma ora basta a questo
tipo di persecuzione. «Non chiedo vendette - dice sempre Pippo
Gianni - ma la verità perchè finalmente si faccia chiarezza su
una vicenda che ha dell'incredibile, dando una risposta anche
a quei 34 parlamentari di Fi, An e Udc che hanno fatto una
interrogazione parlamentare su di me al ministro di Grazia e
Giustizia».
E per fare chiarezza, Pippo Gianni un anno fa ha presentato un
circostanziato esposto alla Procura della Repubblica di
Siracusa. Un esposto in cui sono state raccolte le
testimonianze di alcune persone interrogate dai legali di
Pippo Gianni, come consente la legge sul «giusto processo» e
su cui sono in corso indagini per accertare i relativi
riscontri. «Non so - continua Pippo Gianni - quanto mi tocca
di pagare per il solo fatto di esistere, ma fortunatamente ho
ancora molta gente che mi vuole bene, e questo mi conforta non
poco». E' indignato Pippo Gianni, anche se le sue battute
rimangono sempre quelle di un tempo, quando magari per certe
cose che non funzionavano alla «Casa dello studente» di via
Oberdan, a Catania, o all'Università si comprava, come suol
dirsi le questioni, mettendosi, magari, in cattiva luce con i
professori che, in qualche occasione gliel'hanno fatta pagare
durante qualche esame.
E quello che gli è successo durante la vita scolastica, forse,
poi è gli è accaduto nella vita, quando, diventato adulto ed
entrato nella «jungla» della politica e delle amministrazioni
degli enti locali è stato capace di ribellarsi, rispondendo
con spocchia a chi si rivolgeva a lui con spocchia, a dire di
no a qualcuno che magari era convinto di fargli «una richiesta
che non poteva rifiutare». Soltanto che nella carriera
scolastica quel suo essere difensore di principi ritenuti
giusti, di cui poi usufruivano tutti gli altri studenti, gli
costava, al massimo una bocciatura o un cattivo voto, nella
vita lo scotto è stato ben altro.
Paolo Mangiafico
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