petrolchimico / L'assessore Marina Noè
incontra stamane a Messina deputazione e parti sociali di
tre province
«Un decreto governativo per fronteggiare le
emergenze»Mario Di Paola
MESSINA – «Chiederemo al governo nazionale
un decreto per le aree petrolchimiche. E ciò per uscire
fuori dai tempi lunghi del “collegato” alla Finanziaria, a
cui è stata agganciata la questione della mobilità nelle
aree di crisi di Milazzo, Gela e Siracusa». L'assessore
all'Industria, Marinà Noè, è determinata nel portare
avanti un confronto deciso e finalmente incisivo col
governo nazionale sul tema scottante della crisi
occupazionale nell'indotto della grande industria. Ma per
fare ciò è necessario un “patto” tra le parti sociali.
Ecco perchè ha indetto per stamane, alle 10, nel palazzo
del governo di Messina, d'intesa coi prefetti delle tre
province interessate che parteciperanno all'incontro, una
riunione operativa alla quale sono stati invitati i
deputati di Messina, Siracusa e Caltanissetta, le
associazioni industriali delle tre province, le parti
sociali regionali e quelle provinciali. «Unità d'intenti,
ecco quello che dovrà uscire dal vertice, perché questo è
un momento di grandi difficoltà per le aziende
dell'indotto nel petrolchimico e la crisi deve essere
gestita con una tempistica totalmente diversa da quella
che è stata segnata sinora dal governo nazionale. Ho già
effettuato – spiega l'assessore Noè – numerosi incontri al
ministero del Lavoro, l'ultimo col sottosegretario
Viespoli, al quale ho ribadito l'assoluta necessità di
adoperarsi in qualsiasi modo per definire la modalità
degli ammortizzatori sociali». Il decreto dovrebbe
riguardare le varie realtà provinciali. Per quelle aziende
che hanno la possibilità di continuare la propria attività
– e di dimostrare pertanto di avere commesse successive –
dovrebbe scattare la cassa integrazione. Per quelle che
invece non riescono a dimostrare di avere possibilità di
andare avanti va attivata la mobilità, ma con un
accompagnamento più lungo. E ciò perché – dice l'assessore
– noi riteniamo che questa crisi sarà assorbita dai nuovi
investimenti che si prefigurano nell'area energetica e
petrolchimica del Siracusano e che assorbiranno
complessivamente le esigenze dell'indotto. Per varie
aziende si tratta pertanto di un problema strutturale: se,
però, andranno in porto tutti gli investimenti che noi
stiamo raccordando in questi giorni (gli iter
autorizzativi sono già iniziati) per molte aziende
dell'indotto si tratterà di una crisi momentanea. È questo
il caso di Siracusa, (tempo previsto: un anno). Quindi gli
imprenditori del siracusano dovranno avere la possibilità
di attuare la cassa integrazione e di ricorrere alla
mobilità solo nei casi in cui non potranno dimostrare di
avere lavoro successivamente. Gela è molto simile a
Milazzo per certi aspetti, perché al momento non si
prevedono ulteriori investimenti e quindi va portata
avanti la procedura della mobilità. Per quanto riguarda la
problematica dell'amianto, presente nell'indotto di
Milazzo, i lavoratori devono assumere la consapevolezza
che l'iter burocratico per il riconoscimento delle
malattie professionali da amianto prevede una serie di
adempimenti, non ultimo quello del riconoscimento delle
condizioni di applicazione della normativa. E da questo
punto di vista noi non possiamo che chiedere l'attivazione
e il miglioramento della tempistica riguardante l'aspetto
burocratico. Invece per la mobilità lunga va detto che il
collegato alla Finanziaria doveva essere portato in aula
prima a marzo, poi a maggio ora si parla di giugno.
Siccome non si può più “resistere” a fronte di tali
lungaggini, c'è bisogno di certezza. «Spero che anche
dall'incontro di Messina venga fuori l'esigenza della
richiesta di un decreto riguardante la crisi del polo
petrolchimico». A proposito del Contratto d'area di
Messina e del protocollo aggiuntivo l'assessore Noè pensa
poi che «i tempi siano abbastanza definiti. Stiamo
lavorando per la disponibilità dei terreni dell'Area
industriale (l'Asi deve essere parte integrante del
progetto), ma va da sé che esiste il problema delle
graduatorie delle imprese, essendo già definito nel
protocollo firmato davanti a Borghini che la mobilità
lunga serve a creare le condizioni dell'assunzione
privilegiata di quel “bacino d'utenza”. Il secondo
protocollo aggiuntivo senza definire la mobilità lunga non
risolve i problemi legati al bacino delle assunzioni».
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