Priolo / Un nuovo caso di
inquinamento denunciato dall'associazione ambientalista
Amica Terra
Dalle rocce sgorga liquido fangoso
Salvo Maccarrone
PRIOLO – Mentre le industrie, ascoltate
dalla Commissione Ambiente, hanno tentato,
maldestramente, di rigettare le micidiali accuse di
selvaggio inquinamento anche dell'anima più segreta di
Priolo (leggi falda acquifera), ecco spuntare
un'ulteriore dramma ecologico che è sfuggito ad ogni
controllo. Dalle rocce calcaree antistanti lo
stabilimento Isab sgorga, in maniera discontinua, uno
strano liquido misto a fanghiglia flacculenta
rosso-bruno. Le prime analisi della sostanza, effettuate
dagli attivisti dell'associazione ambientalista "Amica
Terra", escludono il fenomeno sorgivo di acqua dolce ed
evidenziano valori di salinità intorno al 38 per mille,
cioè valori praticamente uguali a quelli dell'acqua di
mare. Pertanto le prime conclusioni inducono a ritenere
che tale acqua torbida, che sgorga e trasuda dalle
rocce, possa essere acqua marina prelevata per qualche
produzione industriale e che poi, per motivi del tutto
sconosciuti, venga persa o scaricata, andando a finire
nel sottosuolo da dove poi ritorna al mare. Il fenomeno,
abbastanza esteso, preoccupa soprattutto per il
consistente deposito di un materiale rosso-bruno sulle
superfici attraversate dall' anomalo sversamento.
Infatti nelle tante pozze di scogliera, situate al di
sopra il livello del mare e al cui interno vi sono
aperture da cui fuoriesce acqua salata, si accumula una
fanghiglia flocculenta rosso-bruna contenente,
probabilmente, metalli pesanti. La nuova violenza
all'ambiente e alle falde idriche continua a registrarsi
lungo la costa meridionale della spiaggia di Marina di
Priolo, all'altezza della raffineria Isab e a circa 200
metri dagli impianti di raffinazione. Quel tratto di
mare prospiciente allo sversamento è regolarmente
frequentato da pescatori subacquei, da bagnanti e da
diportisti i quali calano a mare i propri natanti
sfruttando una scivola in calcestruzzo che si trova sui
circa 100 metri di costa interessata all'inquinamento.
Il nuovo fenomeno, bypassando tutte le istituzioni
locali che, come esperienza insegna, nel passato hanno
chiuso spesso e sovente gli occhi, è stato segnalato al
"Pronto Intervento Ambientale" del Comando Carabinieri (
Nazionale e Regionale ) posto alle dirette dipendenze
del Ministro per l'Ambiente. Reparti composti di figure
specializzate in tema di legislazione e cultura
dell'ambiente e che hanno i compiti istituzionali di
vigilanza, prevenzione e repressioni alle violazioni
compiute a danno dell'ambiente. «Il fenomeno interessa –
denunciano gli attivisti i "Amica Terra" – in misura più
o meno pronunciata, circa 100 metri di costa e riteniamo
che non sia di origine naturale. L'infiltrazione di
acqua salata nel sottosuolo costituisce, ovviamente, un
serio pericolo ambienale per la possibilità di
salinizzazione della falda acquifera». Amica Terra non
manca di ricordare al Nucleo Operativo Ecologico (Noe)
la precarietà in cui versa la falda idrica priolese «sia
a causa delle scarse precipitazioni degli ultimi anni-
sottolineano gli ambientalisti - sia per i gravi
inquinamenti da idrocarburi».
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