Anche il Pg
costretto a fare marcia indietro vista l'inattendibilità di
Domenico De Simone
La Corte non crede
al pentito
Confermate
assoluzioni di priolesi accusati di spaccio
E' stata confermata dai giudici della seconda sezione penale
della Corte d'Appello di Catania, la sentenza del Tribunale di
Siracusa, che il 6 marzo 1995 aveva assolto con formula
ampiamente liberatoria quattro giovani di Priolo accusati di
detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. Le
dichiarazioni accusatorie dell'ex collaboratore di giustizia
Domenico De Simone, così come in primo grado, anche dai
giudici di appello sono state ritenute inattendibili e prive
di alcun riscontro. E nessuna variazione nella vicenda
giudiziaria si è registrata con la mossa del procuratore
generale Michelangelo Patanè, che, aveva prodotto le
dichiarazioni dei pentiti priolesi Di Bella e Contavalle,
nelle quali però non si faceva riferimento a situazioni
specifiche attinenti ai quattro imputati, ma al quadro
generale dell'ambiente dello spaccio in quel di Priolo. E,
conseguentemente, lo stesso procuratore generale si è visto
costretto a fare un passo indietro, auspicando nei confronti
degli imputati Giuseppe Coniglio, Sebastiano Marino, Salvatore
Gennuso e Luigi Mangano sì l'assoluzione, ma con la formula
del mancato riscontro in ordine alle accuse a ciascuno rivolte
dal collaborante Domenico De Simone.
Il collegio giudicante, però, ha privilegiato le richieste
avanzate dalla Difesa dei quattro priolesi, rappresentata
dagli avvocati Puccio Forestiere, Giambattista Rizza, Domenico
Mignosa, Francesco Santangelo e Salvatore Cannata. I
penalisti, nel contestare la fondatezza delle chiamate in
reità ed in correità rivolte da Domenico De Simone, e dopo
aver sottolineato che anche i responsabili del servizio di
protezione centrale gli avevano revocato il programma di
protezione per aver accertato che aveva accusato delle persone
con fin troppa superficialità, avevano chiesto alla Corte
d'Appello di voler emettere una sentenza di assoluzione
ampiamente liberatoria nei confronti dei rispettivi assistiti.
La richiesta della Difesa è stata accolta in pieno dai giudici
che, dopo una breve permanenza in camera di consiglio, hanno
comunicato di avere confermato integralmente la sentenza
pronunciata dal Tribunale di Siracusa, con la quale i quattro
priolesi erano stati dichiarati assolutamente estranei alle
accuse di aver detenuto e posto in vendita ingenti dosi di
eroina.
Con la sentenza della Corte d'Appello, cala definitivamente il
sipario su una delle tante storie di droga verificatesi a
Priolo, in gran parte portate a galla, nel lontano 20 ottobre
1992, da Roberto De Simone, che si era deciso a collaborare
con la giustizia, dopo il suo ennesimo arresto per spaccio di
sostanze stupefacenti. De Simone era riuscito a far
incriminare decine di compaesani, ma poi, alla prova del nove,
le sue dichiarazioni accusatorie si erano sgonfiate come neve
al sole.
P.G.
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