Priolo, la falda lentamente si impoverisce determinando l'insalinamento
L'«isola»
delle contraddizioni
Troppi gli
sprechi delle risorse idriche

PRIOLO - A ragione, dal punto di vista
delle risorse idriche, la provincia di Siracusa viene
considerata un'"isola felice», rispetto al resto della
Sicilia, ed anche rispetto ad una parte della zona sud
della stessa provincia. Ma fino a quando?.
A chiederselo è Legambiente, che con il suo rappresentante
e componente della segreteria regionale, Enzo Parisi
lancia un allarme.
«Le risorse idriche - dice Enzo Parisi - sono sul punto
del collasso. Infatti, si emunge acqua, soprattutto ad
opera delle industrie del petrolchimico, ma anche dagli
agricoltori della zona, più di quanto ne finisce nella
falda, per cui con questo andazzo l'"isola felice»,
sicuramente finirà in malora». E' di recente una
situazione di «acqua al benzene» che ha interessato la
falda acquifera di Priolo, determinando la chiusura di un
pozzo che alimentava l'acquedotto comunale, ma non è
assolutamente da sottovalutare anche l'insalinamento della
falda, che invece sta interessando una più vasta zona del
territorio di tutta la provincia di Siracusa. Invece, la
provincia di Siracusa potrebbe continuare ad essere
un'"isola felice» se si mettessero in atto tutti quegli
accorgimenti atti a rimpinguare la falda acquifera,
evitando l'emengimento e sfruttando ai fini industriali ed
agricoli le acque depurate. Proprio in tal senso sono
stati spesi un miliardo di euro per costruire bacini e
condutture (biviere di Lentini), «linee» per fare
confluire le acque del depuratore di Siracusa in quello
dell'Ias di Priolo. In quest'ultimo impianto biologico,
inoltre, è stato attuato un progetto di «depurazione
spinta», per abbattere i cloruri. Tutto questo per evitare
che le industrie del petrolchimico utilizzassero le
risorse idriche della falda. «Oltre 16 milioni di metri
cubi d'acqua depurata per fini industriali - dice Enzo
Parisi - finiscono in mare, in quanto le industrie,
pretestuosamente, non le vogliono pagare».
Un'accusa ben precisa che invece viene respinta dal
presidente di Assindustria Ivan Lo Bello che ribatte: «Non
vi sono pregiudiziali da parte delle aziende ad utilizzare
reflui depurati, sempre che essi siano in grado di
incontrare con continuità assoluta, le specifiche di
qualità indispensabili per la conduzione in sicurezza
degli impianti». Quindi, per il presidente di Assindustria
se alle industrie viene fornita acqua «buona», non
avrebbero difficoltà a comprarla. Ma, secondo quanto
sostiene il geologo, già presidente dell'Ias, Giuseppe
Ansaldi, l'avvenuto completamento del primo lotto avrebbe
dovuto consentire di fornire oltre 3 milioni di metri cubi
di acqua, con contenuti assai bassi di cloruri, mentre,
quando il progetto sarà completo sarà possibile fornire
circa 10 milioni di metri cubi d'acqua buona. «Con l'avvio
- dice Ansaldi - di questo impianto, dovrebbero crearsi
tutte le condizioni per il riequilibrio della falda
acquifera sovrasfruttata dall'eccessivo prelievo d'acqua
dai pozzi. Ma nonostante sia trascorso più di un anno
dalla sua realizzazione, quest'opera rimane inutilizzata».
Per Giuseppe Ansaldi, inoltre, imputato di questa
situazione di sprechi di acqua e di soldi pubblici è il
sistema di gestione quanto mai inefficiente e
disorganizzato, capace solo di produrre sperperi e
passività. Urge quindi ritrovare l'efficienza degli
strumenti gestionali e identificare i necessari interventi
amministrativi ed infrastrutturali.
Paolo Mangiafico
Sei il visitatore n.
 |
|