PRIOLO
- Si cercano le cause del grave inquinamento delle falde
acquifere
Colpa del
nubifragio
Nell'area
industriale esisterebbe un «ristagno» di benzene

PRIOLO - Si corre ai ripari per cercare di bonificare la falda
acquifera del sottosuolo priolese dall'inquinamento dovuto ad
una massiccia presenza di benzene. Il sindaco di Priolo Massimo
Toppi ha chiesto al ministero dell'Ambiente «l'adozione di
urgenti ed indifferibili provvedimenti perchè si possa
restituire ai priolesi, e non solo, una risorsa, come quella
idrica, di vitale importanza, oggi purtroppo compromessa dalla
contaminazione da idrocarburi». I casi di inquinamento da
benzene della falda acquifera sono assai rari e, quindi anche
gli interventi di bonifica sono eccezionali. Una simile
situazione si è registrata anni fa nel territorio di Rho, Comune
industriale della Lombardia. Anche in quel caso si accertò la
presenza di benzene nella falda acquifera, anche se non nella
grande quantità di quella riscontrata in quella del territorio
priolese.
In quel caso, e quindi è assai probabile che lo stesso metodo
venga messo in atto anche per Priolo, si agì tirando fuori tutta
l'acqua della falda e dopo averla fatta passare in un sistema
depurificante al carbonio attivo, venne di nuovo immessa nella
stessa falda. Infatti, il carbonio attivo è in grado di cattuare
il benzene, che, come è noto, è caratterizzato da una forte
stabilità molecolare, e quindi è indistruttibili. Intanto, si
sono azzardate delle ipotesi di come possa essere avvenuto un
inquinamento di questa portata, e per di più, dovuto al benzene
che non fa parte del ciclo produttivo delle industrie del polo
petrolchimico di Priolo. Alcuni tecnici interessati dal sindaco
di Priolo al problema ambientale hanno valutato con grande
attenzione gli elementi dell'inquinamento accertato dall'Arpa
(Agenzia regionale protezione ambiente) di Siracusa, e quindi
hanno tratto le loro supposizioni che, a loro volta, sono state
evidenziate allo stesso sindaco Toppi.
Dai dati rilevati dai chimici dell'Arpa risulta che la presenza
di 101 microgrammi di benzene per litro d'acqua si è avuta il
giorno 16 maggio scorso, cioè all'indomani della grandissima
quantità d'acqua piovana, caduta in seguito al nubifragio che si
era abbattuto in tutta la zona del Siracusano. Invece, sempre
secondo i rilevamenti eseguiti dall'Arpa, la stessa
concentrazione di benzene si è abbassata il giorno dopo, cioè il
17 maggio, fino a scendere a 38,7 microgrammi per litro d'acqua.
Però, nelle analisi eseguite lo scorso 22 maggio, la presenza di
benzene nell'acqua della falda è di nuovo salita fino a 43
microgrammi per litro. Lo stesso andamento, anche se con valori
diversi, ma sempre eccessivi, si è avuta in tutti i pozzi
monitorati dall'Arpa.
Questo significa che esisterebbe un comune denominatore
inquinante che interessa la falda acquifera che alimenta alcuni
pozzi del territorio industriale priolese. Il fatto che si è
arrivati a concentrazioni di benzene elevatissime subito dopo
l'abbondante pioggia, potrebbe stare a significare che possa
esistere una vasta zona di sottosuolo contaminato da benzene e
che lo stesso prodotto chimico venga trascinato dall'acqua
piovana nella falda acquifera. Intanto, l'Arpa di Siracusa,
tramite il suo direttore Angelo Stoli ha richiesto agli organi
istituzionali interessati, il fabbisogno di attrezzature idonee
e di personale per fronteggiare il «fenomeno benzene» che si
annuncia di vaste proporzioni. «La grave situazione di emergenza
- scrive Stoli - in atto nel Comune di Priolo, necessita che
venga affrontata con strumentazioni e personale idonei al grave
caso, mentre, allo stato attuale, si ha una dotazione organica
risalente a oltre 20 anni addietro, e una dotazione strumentale
inadeguata sia dal punto di vista numerico che di adeguamento
tecnologico».
Questa situazione dell'Arpa di Siracusa, Angelo Stoli, l'ha più
volte posta all'attenzione, ma fino ad ora non ha avuto alcun
riscontro, mentre la situazione ambientale è precipitata, e di
grosso.
Paolo Mangiafico
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