Siracusa / È stato arrestato insieme a un
avvocato, un poliziotto, un meccanico e altre due persone
Assicuratore truffava le assicurazioni
Sessantadue gli indagati. Ancora da definire l'entità
dei raggiri
Santino Calisti
SIRACUSA – Sei persone, tra cui un agente di
polizia stradale e due candidati alle prossime elezioni
amministrative a Lentini, uno dei quali è un avvocato, sono stati
arrestati all'alba di ieri dalla Guardia di Finanza con l'accusa
di fare parte di un'organizzazione che truffava le assicurazioni,
facendosi pagare rimborsi per falsi incidenti e furti di auto
organizzati ad arte. Una cinquantina gli episodi accertati dagli
inquirenti, dei quali avrebbero fatto le spese un po' tutte le
compagnie di assicurazione presenti in provincia di Siracusa. I
presunti truffatori avrebbero intascato centinaia di milioni di
lire. Personaggio centrale dell'organizzazione sarebbe Salvatore
Costantino Muccio, 40 anni, assicuratore di Lentini. Da qualche
settimana era anche impegnato in campagna elettorale, essendo
candidato al Consiglio Comunale per le elezioni di giorno 26.
Altra figura chiave sarebbe quella dell'agente di polizia Vincenzo
Brancato, anche lui di 40 anni. Da qualche mese, da quando
l'inchiesta che lo coinvolge era entrata nel vivo, era stato
trasferito e svolgeva servizio in provincia di Messina. Ieri
mattina, nella sua abitazione di Lentini, si sono presentati i
suoi colleghi della polizia, ai quali si è preferito fare eseguire
l'arresto. Secondo la tesi degli inquirenti, Brancato, tra le
altre cose, avrebbe procurato testimoni falsi per i processi in
cui doveva essere dimostrato che l'incidente si era verificato in
un certo modo. Raramente, ad ogni modo, per i falsi incidenti si
era finiti davanti a un giudice. L'organizzazione faceva
attenzione a non creare casi clamorosi: si accontentava di
richieste di rimborso di pochi milioni, di fronte alle quali le
compagnie assicurative di solito preferiscono non fare troppe
storie e pagare invece di affrontare una causa. Con Muccio e
Brancato è finito in carcere Alfio Vecchio, un carrozziere di 58
anni. La sua officina sarebbe stata, in buona sostanza, una sorta
di “laboratorio delle truffe”. Vi venivano portate auto ammaccate
e si faceva in modo da fare risultare incidenti di cui le
compagnie assicurative venivano chiamate a pagare i danni. I
moduli degli incidenti il più delle volte sarebbero stati
compilati con la complicità di parenti e amici, che per la loro
disponibilità avrebbero ricevuto una parte del premio liquidato
dall'assicurazione. Questo spiega perchè oltre alle sei persone
arrestate, altre sessantadue risultano indagate a piede libero. Ma
alcune richieste di risarcimento sarebbero state intestate a
persone che non ne sapevano niente. In questi casi sarebbe stato
determinante il ruolo dell'assicuratore che faceva intestare
l'assegno con la liquidazione dei danni a una persona diversa da
chi risultava avere subito l'incidente. Un ruolo di secondo piano
nell'organizzazione avrebbero avuto gli altri tre arrestati, che
hanno avuti concessi i domiciliari. Sono Giovanna Costantino
Muccio, 42 anni, sorella di Salvatore, Valerio Giardina, 30 anni,
priolese, impiegato di un'agenzia disbrigo pratiche
automobilistiche a Priolo, e Alfio Bellardita, un avvocato di 40
anni. Quest'ultimo sarebbe stato una sorta di consulente
dell'organizzazione, alla quale avrebbe fornito utili consigli su
come superare le difficoltà che a volte si presentavano nella
gestione delle false pratiche di rimborso. Le prove sarebbero nel
contenuto di alcune telefonate intercettate dai finanzieri. I sei
arrestati, oltre che associazione per delinquere finalizzata alla
commissione di truffe, sono accusati di falso in atti pubblici e a
danno dell'amministrazione giudiziaria. Gli ordini di arresto sono
stati firmati dal giudice delle indagini preliminari Vincenzo
Didomenico, il quale ha accolto le richieste del Procuratore della
Repubblica Roberto Campisi e del “sostituto” Paola Vallario, che
hanno coordinato il lavoro dei finanzieri. Le indagini scattarono
poco più di un anno fa quasi per caso. I finanzieri stavano
eseguendo controlli sulla base di elenchi trasmessi loro dall'Aci
e la loro attenzione fu catturata dal nome di un lentinese al
quale risultavano intestate di più di dieci auto. L'uomo era un
pensionato. Quando fu contattato negò di essere proprietario di
tutte quelle vetture, anche se ammise di essersi prestato a
compilare falsi moduli di incidenti stradali.
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