Taormina / Gli albergatori lapidari: a noi
l'acqua non è mai mancata
PALERMO – La crisi idrica rischia di avere
pesanti ripercussioni anche sul turismo: le agenzie di viaggio di
mezza Europa stanno inviando note che preannunciano disdette delle
prenotazioni. Ma gli albergatori dell' Isola rassicurano la
clientela e invitano a non creare allarmismi che potrebbero
causare un crollo delle presenze. «In tutti gli hotel di Palermo
l' acqua non manca», assicura il presidente provinciale degli
albergatori di Palermo, Gianni Di Giovanni. «Ci riforniamo con le
autobotti del Comune e dei privati, affrontando spese non
indifferenti, pur di garantire tutti i servizi necessari ai nostri
ospiti». Di Giovanni sottolinea che il ricorso alle autobotti si
trasforma in costi aggiuntivi per le aziende: «L' acqua
proveniente dalla rete idrica – spiega – ci costa 4500 lire al
metro cubo, quella trasportata dalle autobotti comunali 8 mila
lire, quella dei privati fino a 12 mila lire. Ma la cosa più
importante per noi è informare i turisti che nelle loro stanze l'
acqua non mancherà mai, anche a rischio per noi di pagarla a peso
d' oro». Nei giorni scorsi uno dei più noti alberghi della città è
rimasto “a secco”, sia pure per poche ore, ed ha subito fatto
ricorso a tutte le riserve di acqua minerale per tamponare la
situazione: «Ma è stato un fatto episodico – spiega Di Giovanni –
causato dal mancato rispetto del previsto turno di erogazione».
Preoccupazione anche a Taormina, la principale località turistica
dell' isola. «E' vero, riceviamo telefonate allarmate dai
principali tour operators. Temono che manchi l' acqua – dice il
presidente degli albergatori taorminesi, Giuseppe Trefiletti – ma
non è vero. Qui non abbiamo mai avuto problemi di questo genere».
E il sindaco di Taormina, Mario Bolognari, aggiunge: «I servizi
sono in perfetto stato. La distribuzione dell' acqua è regolare
anche perchè disponiamo di fonti comunali. Noi faremo la nostra
parte anche mettendoci in contatto con l' assessorato regionale al
Turismo. Ma sarebbe bene – conclude Bolognari – che anche le fonti
d' informazione spiegassero bene la situazione siciliana».
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